Scaffale “digitale” in una qualsiasi libreria Feltrinelli. Li conto. Saranno almeno 60 i libri che parlano di strategie, personal branding, vendere se stessi, usare il web in maniera corretta.
Trovarli non è difficile, basta cercare nel reparto “faccione in copertina”.
Eppure, nonostante alcuni temi siano triti e ritriti, c’è ancora chi non ha capito che da quell’altra parte della tastiera c’è una piazza. Ci sono certo le persone a cui stai scrivendo, ma poi ci sono anche tantissimi passanti che origliano, alcuni che si fermano ad ascoltare, addirittura qualcuno che commenta, ma soprattutto molti che ascoltano ma non dicono nulla. Sono i più numerosi e anche i più pericolosi. Possono essere i colleghi, il tuo capo, un vicino di casa o un cliente.
E’ evidente che un post di questo genere possa nuocere gravemente alla salute di chi lo pubblica:
Privato o Pubblico?
Certo, sono opinioni personali. In molti ritengono che il profilo LinkedIn, in quanto privato, renda legittimo scrivere ciò che si ritiene opportuno. Ma, se notate bene, a differenza di Facebook dove chiunque può gestire i contenuti anche più personali, in LinkedIn dopo il proprio nome e cognome compare il tuo titolo professionale e l’azienda per cui lavori.
E dunque, un’infermiera che per vocazione dovrebbe avere fra i suoi valori l’accoglienza senza discriminazioni, il senso del soccorso e tutta l’etica di cui ogni mestiere in generale ma il suo in particolare richiede, che impressione trasmette a chi la legge?
E’ sufficiente che Giovanni, uno solo dei contatti di quell’infermiera, condivida quel post attraverso l’apposito pulsantino “Consiglia” che automaticamente venga trasmesso a tutti i suoi contatti. Ed ognuno di questi, a loro volta, ai propri contatti. E l’effetto è virale.
E se fra questi ci fossero pazienti dell’ospedale in cui lavora l’infermiera?
O se quel post arrivasse sulla bacheca del suo dirigente sanitario o degli investitori dell’ospedale?
Ognuno si assume la responsabilità di ciò che pubblica
Questo ragionamento vale per tutti. Tuttavia, a mio avviso alcuni professionisti hanno delle responsabilità che coinvolgono non solo i diretti interessati, ma tutte le persone che per necessità si affidano loro (avvocati, commercialisti, medici, selezionatori del personale).
E questo è il motivo che mi ha spinto a scrivere questo articolo, volendo condividere la strategia che io stesso ho definito nella gestione dei miei contenuti ma soprattutto di quelli altrui. Strategia che qualche volta mi ha sollevato delle critiche ma che per me è fondamentale per tre motivi:
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