Muore un rider. L’ennesimo.
L’azienda di food delivery dopo due giorni lo licenzia per “mancato rispetto del regolamento”.
La rete, giustamente si indigna e inizia (finalmente) a porsi delle domande: vale davvero la pena continuare ad utilizzare questo servizio? E si sa, che quando un’abitudine diventa “trend”, anche contestare quell’abitudine diventa “trend”. La “massa” di consumatori di food delivery sta diventando un’onda critica.
Sento dire da molte parti che i dipendenti di alcune aziende rifiutano di utilizzare le convenzioni stipulate con Glovo, Deliveroo, Just Eat Takeaway.com, Uber eats.
Il responsabile della comunicazione di un’azienda che ha perso un dipendente dovrebbe quantomeno avere il buon gusto – non dico la dignità – di rispettare un decoroso silenzio.
Invece, leggete questa intervista e ditemi che sensazioni vi provoca.
Un sommario perfetto di fredda burocrazia, di bugie facilmente riscontrabili e di giustificazioni costruite a tavolino da parte di un sistema che con la collusione della politica e dei Comuni stessi permette a queste organizzazioni di prosperare nonostante le decine di sentenze nei tribunali di tutta Italia.
Alla fine, se Sebastian è morto è solo colpa sua. Nessuno gli chiedeva di correre per portare la cena al suo carnefice ed evitare una recensione negativa.
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