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L’innovazione – solo annunciata – delle risorse umane

Abbiamo così tanto da migliorare nella cura dei candidati, che mi chiedo che bisogno ci sia di cercare scorciatoie e innovazioni di cui non c’è alcun bisogno.

Abbiamo così tanto bisogno di tempo per gestire al meglio le selezioni, per capire “cosa c’è dentro un candidato/a”, soprattutto queste generazioni così complesse e poco comunicative, che l’ultima delle necessità dovrebbe essere quella di “accorciare i tempi” di una selezione.

Sono passati più di 5 anni da quando Gi Group ha lanciato comunicati stampa in cui si decretava – forse un po’ troppo anticipatamente – il successo di un’applicazione che proponeva “i trailers dei colloqui”, in collaborazione con un’azienda di tecnologie che a giudicare dal sito, non sembra sia più in attività.

Mi chiedo a chi serva questa innovazione, chi l’abbia richiesta, chi sono gli investitori e che analisi vengono fatte prima di decidere che un prodotto del genere potrà fare la differenza, quando invece fa emergere tutta la debolezza di un sistema e scalfisce la reputazione di grandi gruppi di consulenza HR che dovrebbero essere ben più lungimiranti.

Le contraddizioni di una scarsa cultura del lavoro fa si che nell’epoca in cui si fa ancora fatica ad accettare lo smartworking ci ubriachiamo di metaverso immaginando un mondo di uffici in cui le Persone si collegheranno “virtualmente”. Voglio proprio vedere.

Abbiamo bisogno di ripartire dalle relazioni e di una nuova etica.
E anche di un po’ di onestà intellettuale nel raccontare come queste storie sono andate a finire, almeno con la stessa intensità con cui si sono annunciate.

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