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E adesso LabLaw chieda lo sconto

Un breve riepilogo generale per le quattro Persone che fra giovedi 25 novembre e domenica 29 erano in spedizione al Centro della Terra.

Personaggi e Interpreti

LabLaw è lo studio professionale di Giganti nel Diritto del Lavoro, (come recita il sito) che fa capo a Francesco Rotondi, professionista molto stimato, frequentatore degli ambienti che contano e spesso presente a Convegni legati ai temi giuslavoristi. Consulente della Lega, Sponsor dell’Associazione dei Direttori del Personale, lo abbiamo recentemente visto al Forum HR di Comunicazione Italiana, come docente all’interno del corso HR di Radar Academy ma soprattutto alla scuola di politica del Carroccio (artefice del “successo” da lui mai smentito con cui la Lega “aveva affossato il decreto sui rider del M5s”) e ultimamente anche al Festival del Lavoro organizzato dall’Ordine dei Commercialisti; una passerella politica di grande efficacia per chi desidera affermarsi in contesti istituzionali e posizionarsi presso grandi clienti.

Fra le sue massime di riferimento:

Dall’altro lato del Ring abbiamo invece i lavoratori di GKN, l’azienda acquisita nel 2018 dal fondo Melrose e i cui CEO Simon Peckham e il vicepresidente Chistopher Miller ad aprile di quest’anno avevano venduto azioni per 22 milioni di sterline e a luglio hanno fatto partire le procedure di licenziamento per 422 operai. Tramite un SMS.

La vicenda è raccontata in maniera molto didascalica, chiara e precisa da Internazionale, al netto di una legge sulle delocalizzazioni su cui il Governo sta amabilmente traccheggiando per non disturbare troppo Confindustria, al punto tale che i Ministri di riferimento hanno ben pensato di collegarsi a distanza per un paio di minuti all’appuntamento sindacale prefissato da tempo per trovare un accordo che fosse risolutivo e di interesse per entrambe le parti.

Che c’entra LabLaw?

LabLaw di Francesco Rotondi è lo studio professionale, incaricato di seguire il fondo Melrose e gestire “la pratica”. Non sappiamo se incaricato prima o dopo il fattaccio del licenziamento tramite mail. Ma presumiamo che sia intervenuto proprio in seguito alla richiesta da parte del Tribunale al fondo Melrose di aprire una procedura adeguata, possibilmente affidandosi “a chi sa come si fa”.

Sulla pagina Facebook dello Studio Legale (chiusa in 48 ore) compare questo post che in pochissime ore diventa virale adombrando i post dei Ferragnez per interazioni, commenti, parodie. (Scommettiamo che Crozza non si lascerà scappare l’occasione?)

Tutto quello che si poteva commentare è stato commentato. Giornalisti, politici, semplici cittadini, osservatori della rete hanno espresso un dissenso unanime, generando decine di migliaia di tweet e post con un danno reputazionale difficilmente recuperabile.

Naturalmente qualche voce fuori dal coro non ha mancato di far sentire il suo supporto allo Studio Legale, dando la colpa ai social brutti e cattivi. “Fuori luogo” ci sarebbe quanto meno da commentare, dimostrando così una scarsa capacità di analisi del contesto ma anche un pessimo approccio giornalistico che purtroppo è figlio dei nostri tempi e della nostra stampa un po’ macchiettistica, figlia del clickbait e sempre meno dell’informazione obiettiva e di inchiesta.

Per non parlare dell’attitudine alle piattaforme social…

Perchè a Dario Donato, giornalista Mediaset sfugge il fatto che il post incriminato è stato partorito esattamente dallo studio legale. E’ farina del proprio sacco. É la voce autorevole (e firmata) del titolare dello studio.

Non è il commento a un’opinione raccolta in giro, manipolata o costruita ad arte per mettere in difficoltà un competitor politico od economico.

Dietro quel post non ci sono nè la Bestia di Luca Morisi al servizio di Salvini, nè il duo Rondolino – Ercolani al servizio di Renzi.

É un vero e proprio harakiri certificato nero su bianco e pubblicato su una pagina ufficiale. Chiusa a tempo di record.

E anche qui, ci sarebbe da capire chi è l’agenzia che segue lo studio, perché nessuno vuole pensare che dietro a quella tastiera ci sia il solito stagista a cui dare la colpa o men che meno il titolare stesso (suvvia, non siate così ingenui!). Non crederete mica che un’organizzazione del genere non investa in comunicazione con qualche brillante (e costosissima) guru della Capitale della Comunicazione ?


Inutile dire anche che fine abbia fatto il post del Giornalista Difensore dei Poveri Avvocati che nel cercare di “fare quello controcorrente” non ha visto quale materiale organico si nascondeva in quella corrente e se l’è beccata tutta di riflesso.

Se inneschi la bomba, il violento sei tu. Non “i social”.

In quanto a comunicazione: LabLaw 0 – GKN 3 (e giocava pure fuori casa)

Anzi, a onor del vero, gli operai di GKN hanno fatto un gesto di grande distensione. Nonostante le loro pagine siano seguite da migliaia di Persone e avrebbero potuto approfittare della situazione per scatenare una controffensiva di pari intensità, hanno deciso di rispondere prima a tono:

poi con grande ironia:

“La mia famiglia e i miei collaboratori” e la pezza è peggio del buco. Dove sono le scuse?

Sulla pagina di Repubblica Francesco Rotondi appare in video e la pezza è peggio del buco. Oltre 3 minuti per rafforzare la professionalità trentennale del suo studio, per chiarire che il premio non lo ha vinto per aver licenziato e che è preoccupato per la sua famiglia e per i suoi collaboratori. Un autogoal a porta vuota che si presta immediatamente ad una domanda di pancia: “quei lavoratori, hanno meno diritto di Lei di preoccuparsi delle loro famiglie?”

Ma non era meglio scusarsi, assumersi la responsabilità di non aver gestito e controllato quella comunicazione, ammettere di essere stato anche un po’ “coglione” (che le parolacce da noi fanno anche simpatia) e abbozzarla?

Lo Stato che interviene solo per fare passerella

Una cosa però va detta a favore di Rotondi. Gran parte dei politici (compreso il sindaco Nardella e il Presidente della Regione Toscana Giani e ci metterei dentro anche la Ministra Todde per non parlare del Ministro Ombra del Lavoro, Orlando) che si sono indignati di fronte al post sono gli stessi che in questi mesi non hanno fatto altro che “rilasciare dichiarazioni” e spesso nemmeno quelle. L’assenza delle istituzioni è quella che in questa faccenda ha fatto maggior rumore in assoluto.

Ma soprattutto: chi li “inventa” questi premi?

Top Legal è una rivista bimestrale del gruppo editoriale Penta, in edicola dal 2004 (chi l’ha mai vista?) da cui nasce il premio per i migliori avvocati dell’anno. Il Fatto Quotidiano ha cercato di contattare la redazione, senza esito.

C’è riuscito invece Massimo Alberti di Radio Popolare che ha raccolto l’intervista al curatore dei premi il quale ha affermato candidamente che la motivazione al premio è esattamente quella ed è inutile fare gli ingenui, poichè gli avvocati fra loro, parlano così. E secondo me, ha pienamente ragione!

Fra i tanti commenti pervenuti su Linkedin, uno è particolarmente insidioso: “sappiamo che questi premi sono a pagamento, non dovrebbe sorprendere più di tanto”.

Un commento che prende forma e sostanza nel momento in cui sulla pagina Facebook di un altro studio legale, Canestrini Lex di Rovereto (Cane mangia cane…), compare anche un documento a firma del Consiglio Distrettuale di Disciplina degli Avvocati in cui già nel 2019 si segnalava un evidente conflitto di interessi fra certi premi con cui in maniera palesemente strumentale – pagandoli – si faceva “posizionamento di marketing” e il codice deontologico professionale.

E’ di queste ore la notizia che l’Ordine degli Avvocati di Firenze abbia chiesto sanzioni per i colleghi Milanesi.

C’è voluto uno scivolone se ci sono voluti tre anni per alzare il coperchio su una situazione talmente diffusa che forse hanno fatto prima a cambiare il codice deontologico anziché evitare queste ridicole marchette.

Almeno garantissero anche un corso di social media management.

Francè, almeno dopo sto casino fatti fare lo sconto!

2 commenti su “E adesso LabLaw chieda lo sconto

  1. Perché scuse? Lo studio Lablaw ha deciso come comunicare, con i premi e con le dichiarazioni. Ha scelto come esercitare un mandato ed ha assistito il suo cliente.
    “C’è voluto uno scivolone se ci sono voluti tre anni per alzare il coperchio su una situazione talmente diffusa che forse hanno fatto prima a cambiare il codice deontologico anziché evitare queste ridicole marchette.” A parte l’italiano di questa frase: il conflitto di interessi e la pubblicità sono temi che le professioni affrontano da sole. I commentatori come Lei arrivano sempre a cose fatte e senza approfondire, copiando e incollando dal materiale di altri.
    Mai letta una inchiesta sulle risorse umane negli studi legali, dove notoriamente non ci sono mai state regole.
    Le piace che i premi di Toplegal e Legalcommunity legittimino queste logiche, che è normale che gli avvocati si premino tra loro. Benissimo, e allora perché si lamenta della qualità del parlamento che non approva le leggi sulle delocalizzazioni? Se funziona così…stacce.

    1. Buonasera Christian,
      partiamo dalla fine: non capisco cosa c’entri il Suo commento sul mio giudizio in merito a come il Parlamento (non) si sta occupando delle delocalizzazioni con il resto del ragionamento.
      A parte il mio Italiano migliorabile, il conflitto d’interessi viene affrontato talmente bene dagli Ordini Professionali che 3 anni fa è stato emesso il documento che ho allegato e 3 anni dopo siamo al punto di partenza (documento allegato). Quindi non mi sembra che la mia considerazione sia così fuori luogo.
      I “commentatori come me” arrivano a cose fatte, perchè è difficile commentare qualcosa che non sia già avvenuta, tuttavia cercando di andare a fondo alla Sua critica, la rispedisco volentieri al mittente, ma basterebbe che Lei desse un’occhiata a SenzaFiltro, il giornale di cui sono editore, per rendersi conto di quanti temi legati al lavoro solleviamo laddove nessuna altra testata se ne occupa, probabilmente per non dare troppo fastidio a investitori e inserzionisti.
      Infine (mi scusi se rispondo a tutti i temi sollevati), non conosco studi professionali che abbiano un ufficio HR. Lo sfruttamento che da anni si perpetra ai danni di neolaureati negli studi professionali è uno scandalo ammesso solo perchè l’Ordine degli Avvocati come quello dei Commercialisti gode di una grande rappresentanza lobbystica ai tavoli di lavoro ministeriali. Se fosse per me, da domani mattina ogni avvocato e ogni consulente del lavoro pagherebbe a peso i suoi tirocinanti che di fatto lavorano a tutti gli effetti per tre anni, senza riconoscimento.

      La cosa davvero grave è che ci possano essere altre Persone che pensano che una situazione del genere sia “normale”.
      Nessuno mette in discussione il lavoro dello studio di avvocati. Quello che fa rabbrividire è il cinismo con cui si motiva la vittoria di un premio (che a quanto pare sembra sia stato “acquistato”)

      Grazie per il Suo commento.

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