Oltre all’insostenibilità economica, sociale, culturale, retributiva del settore (che ormai è diventato uno dei miei cavalli di battaglia e che non “lascerò correre” fin quando l’ultima delle società di food delivery avrà o chiuso o assunto tutti i suoi rider e pagato le tasse ripettando le regole come qualsiasi imprenditore italiano è tenuto a fare), il food delivery risulta insostenibile anche igienicamente.
Maurizio Gaddi, giornalista del Gambero Rosso ha svolto un’indagine facendosi consegnare i box a fine giornata da alcuni riders e la sorpresa è stata davvero straordinaria.
Saranno contenti tutti coloro (aziende comprese) che ogni giorno dai loro nerd-uffici, dalle sale riunioni di riunioni interminabili per le quali il pranzo è considerato una perdita di tempo, dai fans dell’innovazione all’ultimo schiavo, ordinano pizze, panini, sushi e poke (vuoi non ordinare un poke per pranzo?), di sapere che i loro pasti sono un covo di germi e batteri.
L’ingrediente segreto del pranzo e delle cenette a domicilio. Ma d’altra parte qualcuno pensava davvero che in quei cubi evidentemente lerci, trascinati per mezza città, sempre buttati a terra insieme ai loro fattorini, fossero “sanificati quotidianamente”?
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