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Il problema non è il bingo, sono le cazzate.

Perché un giochino stupido diventa un caso straordinario su Linkedin

il bingo delle cazzate vs “industry4.0” aggiornato e completo è scaricabile qui.

Diamo a Cesare quel che è di Cesare: il bingo delle cazzate non è una mia invenzione; me ne ha parlato la prima volta Nicola Grande, straordinario formatore fintamente Bolognese e realmente Calabrese, almeno 10 anni fa, quindi nel 2010, 11 o giù di lì.

Ma risaliva già ad almeno altrettanti anni prima, considerando che nel 2000 ne parlò Francesco Varanini sul suo blog.

Il bingo delle cazzate del 2000 – l’originale

In tutti questi anni il Bingo delle Cazzate è rimasto a galleggiarmi nella memoria. Avete presente quei contenuti inutili che occupano i pochi kilobyte di neurone ancora disponibili? Eppure sempre li, a galleggiare. Evidentemente sapeva meglio di me che prima o poi mi sarebbe tornato utile.

In questi ultimi dieci anni sicuramente la mia vita professionale si è molto intensificata e con lei la mia attività di spettatore ad incontri, convegni, forum, conferenze. E poi le Associazioni di Categoria, i mega eventi nazionali… insomma come un pò tutti, soprattutto se liberi professionisti, si frequentano molti di quei posti in cui si dovrebbe fare networking, conoscere esperienze e imparare da quelle degli altri.

Ma alla fine, vince solo il buffet.

CALA IL LAVORO, AUMENTANO GLI EVENTI

È innegabile che negli ultimi 10 anni, un pò complice la crisi che ha costretto tantissime Persone ad uscire dalle aziende, un pò complici i social e i mondi digitali che hanno messo a nudo ambienti di lavoro e magagne imprenditoriali facendo allontanare a loro volta i giovani da qualsiasi velleità di carriera aziendale (piuttosto si aprono una startup con cui minchioneggiare per due-tre anni fin quando non “falliscono”, in modo tale che per altri due- tre anni possono poi andare ospiti delle digital week italiane a raccontare quanto sia necessario fallire per diventare professionisti di successo), in giro c’è un sacco di gente che va a procacciarsi il lavoro sui palchi delle manifestazioni.

LA SOLITUDINE DI CHI RESTA IN AZIENDA

Quei pochi manager rimasti in azienda, per giustificare la loro presenza, (in genere sono quelli delle Risorse Umane) ma anche per rompere la routine e conoscere di persona i colleghi della porta di fronte, ogni tanto si ricordano di lanciare il Mitico Progetto Annuale. Un anno riguarda il “Change Management”, un anno la “Digital Transformation”, un anno “l’industria 4.0”. E con essi, l’automatico proliferare di slide, presentazioni a tutte le business unit, condivisioni, meeting per poi esplodere nel Grande Orgasmo della Convention Annuale con ospite spiritoso (o sportivo) e discorso integrato dell’Amministratore Delegato.

Siccome è evidente che UNO abbia un’idea e MILLE la copino, anche voi avrete notato una sospetta creatività nelle migliaia di slide con i surfisti, le solite citazioni da Amazon, Facebook, Einstein e Marchionne, le foto appaiate dell’elezione dei due Papi (quella senza telefonini e quella con i telefonini) e per concludere le solite aziende citate che non hanno saputo cavalcare l’onda dell’innovazione: Kodak, Polaroid, Blockbuster.

NESSUNO SI È MAI ALZATO IN PIEDI A PROTESTARE?

Personalmente, mi vergognerei come un ladro se per caso qualcuno scoprisse una slide non prodotta da me. Mi chiedo come sia possibile che gli speaker di professione non parlino mai fra di loro e che mai ci sia fra il pubblico qualcuno che si alzi in piedi e gridi: “Ancora con sta solfa di Uber e Air BnB????!!!

Ho deciso di confrontarmi con alcuni compagni di sventura (Ivan Ortenzi, Francesca Parviero, Silvia Zanella e Giorgio Minguzzi) con cui sempre più frequentemente ci incontriamo nei corridoi di questi convegni bofonchiando sul tempo che scorre ad ascoltare l’ennesimo disco incantato e abbiamo pensato di aggiornare il caro vecchio Bingo delle Cazzate con una edizione “Industria 4.0” con l’intento di dare sollievo a quei poveretti torturati in una Guantanamo di innovazione e trasformazione, immaginandoli nel bel mezzo del discorso di insediamento del nuovo Amministratore Delegato, alzarsi su una sedia e gridare a squarciagola: BINGOOOOOOOO!

IL BINGO SU LINKEDIN: LA SCONFITTA DEI VALORI AZIENDALI.

Pubblicando il Bingo delle Cazzate versione Industria4.0 su Linkedin succede una cosa straordinaria: le Persone “emergono”, escono allo scoperto, commentano e testimoniano il disappunto nei confronti di presentazioni noiose, poco credibili, ripetitive e scarsamente coinvolgenti da parte degli speaker ascoltati ad eventi ed incontri, ma peggio ancora, è in discussione la narrazione della propria azienda e dei propri manager, che credendosi unici e fuori dagli schemi, fanno i conti con una durissima realtà: l’appiattimento manageriale intorno agli stessi logori schemi, temi, argomenti, non – valori.

A proposito di furti, chiudo questo articolo usando proprio le parole del buon Francesco Varanini, che commentava il primo Bingo delle Cazzate e vi invito a stampare la cartella e a portarla sempre con voi alle prossime Digital Week, alle riunioni di team, alle convention o ai team building motivazionali. Sarà un piacere conoscerci nell’istante esatto in cui entrambi sventoleremo le nostre rispettive cartelle con il Bingo appena conquistato!


Non so se qualcuno ha effettivamente giocato al Bingo delle cazzate durante una di queste riunioni. Quello che so per certo è che le cartelle del Bingo delle cazzate esistono, e circolano come samizdat aziendale. È ovviamente raro che vengano mostrate a professional delle Risorse Umane, o a consulenti, a persone insomma che sono viste come ‘dall’altra parate della barricata’.

Tentiamo di trarre una morale. La folla silenziosa che vive all’interno dell’organizzazione rifiuta il cambiamento. Cerca conferme del fatto che il cambiamento non ci sarà. Sa per esperienza che più il cambiamento è annunciato, enunciato a parole, più difficilmente ci sarà cambiamento nei fatti. Cerca e trova così rassicurazione nel fatto che le parole sono sempre le stesse, e siccome le stesse parole sono state usate anche la volta scorsa, quando poi in realtà non è cambiato niente, è probabile –e se ne può trarre un sospiro di sollievo– che anche stavolta resterà sostanzialmente tutto come prima.

Se però guardiamo la questione dal punto di vista dei change manager, di coloro che il cambiamento lo considerano necessario e cercano di realizzarlo, la storia è molto più triste. Loro, purtroppo, chiusi nel loro mondo, legati ai loro soliti strumenti, strumenti della cui efficacia si illudono, continuano ad agire senza saper leggere cosa passa dietro lo sguardo apparentemente attento della folla silenziosa. Oppure, peggio, sono in fondo scarsamente interessati al realizzarsi di un vero cambiamento – limitandosi a recitare ritualmente la propria parte di fautori ‘a parole’ del cambiamento.

Infine, un monito. Ogni volta che parliamo in pubblico di temi che dovrebbero coinvolgere profondamente gli astanti, in particolare quando ci sembra di aver conquistato la loro attenzione, dovremmo pensare che forse il loro rapimento ha un’altra origine. Stanno in realtà giocando al Bingo delle cazzate.

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