La prima telefonata parte alle 10.00. Il cellulare è occupato. Ma nessun problema. Grazie alla tecnologia cellularistica, quando aggancerai troverai il mio messaggio e saprai che ti ho cercato. Ah, che meraviglia il progresso! Una volta avrei dovuto richiamare chissà quante volte.
Passano due ore. Evidentemente sei impegnato con una riunione, un colloquio, un articolo, una lettura importante, un corso di aggiornamento. Non vuoi essere disturbato.
Lo capisco e quindi ti mando una mail.
Premetto: non vendo nulla. Devo invitarti a un meeting dove vorrei farti condividere con il mio pubblico le tue best practices, i tuoi buoni esempi aziendali. “Come fai a…” D’altra parte: …personal branding… employer branding… reputation… Se ne parla tanto.
Quattro ore dopo nessuna risposta alla mail.
Il mattino dopo chiamo in ufficio. “Il dottore è in riunione” mi risponde l’impeccabile stangona dall’altro capo del telefono. Caspita! Ho chiamato ad apertura ufficio e quest’uomo è già li. Combattente sul posto di lavoro. Che stile! Che esempio! Così, si sconfigge la crisi!
La faccio breve. Il Dottore sarà in riunione anche nei successivi tre giorni, poi non risponderà al telefono, poi non risponderà alla seconda mail. Dopo una settimana, grazie a un meschino stratagemma finalmente riesco a scambiare due parole al volo: “non mi è arrivata alcuna mail, mi dispiace, sa… sono stato molto impegnato… ero fuori ufficio” [no, veramente Dottore, la Sua assistente mi ha detto che era impegnato in riunione… ].
Se devi raccontare fandonie, almeno tieni il registro.
E poi ancora: fornitori che faticano a farsi ricevere dai Responsabili Acquisti, Direttori del Personale presenti ai pallosissimi convegni dell’Associazione, riflessi su se stessi si autoreferenziano l’un l’altro, ma mai disponibili a un confronto con un pubblico diverso, Recruiter che non rispondono ai cv, Direttori Generali che parlano solo con i dirigenti e non scendono mai in produzione.
È la cultura dell’ascolto, quella che ci manca. Per non parlare di quella del riscontro (feedback). Completamente sconosciuta, ma tanto applaudita nei corsi di formazione manageriale.
Le startup in America funzionano perchè anche nelle aziende più importanti gli Amministratori Delegati si ritagliano uno spazio per ascoltare, ricevere talenti, scoprire nuovi progetti. Fanno il loro mestiere. Che non è quello di presenziare ai balli in maschera, ma quello di far crescere le proprie aziende con nuovi stimoli, guardando al futuro. Differenziando. Guardando fuori dalla finestra. In Italia invece, aspettiamo i business angels…
Guardate questa storia tratta dalla trasmissione di Mario Calabresi, Hotel Patria, di qualche anno fa. È una storia di sfide, di insuccessi, di tentativi, ma soprattutto di feedback, di incoraggiamenti e poi di successo.
Credo fermamente che un buon manager sappia sedersi ed ascoltare. Un buon manager cerca il confronto interno, ma anche esterno. Ma soprattutto un buon manager è curioso. Vuole conoscere le Persone, vuole essere partecipe ai progetti che creano cambiamento.
La nostra speranza restano le segretarie: Signorine, vi prego, la prossima volta che il Dottore si nega, rispondete: “Il Dottore sta giocando a Ruzzle col nuovo Ipad ma ha detto di riferire che è in riunione!”
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